Marino Regini, Sociologo dell’Università di Milano: “I sistemi di welfare in Europa sono nati intorno alla figura del capo famiglia i cui rischi sociali tradizionali sono tre: quello di ammalarsi, di diventare vecchio e quello di perdere il lavoro. Questo però andava bene nella vecchia economia industriale dove il lavoro stabile del capofamiglia bastava per l’intera famiglia. Oggi i rischi sociali nuovi sono molto diversi soprattutto per le donne ma anche per i più giovani. Per le donne il rischio sociale fondamentale è quello di non riuscire a conciliare tempi di vita e i tempi di lavoro, per i giovani il rischio è quello di dover accettare dei lavoretti, quelli che vengono chiamati lavori atipici oltre che di rimanere “intrappolati””.
Il welfare è un tema che interessa gli amministratori locali, stretti fra la riduzione della spesa e le domande dei cittadini…..
Chiara Saraceno, Sociologa: “Il problema dell’Italia non è che è stata troppo generosa. Il problema dell’Italia è che si trova di fronte ad una crisi del proprio welfare, un welfare molto disuguale, anche molto mancante, molto frammentato che aveva investito pochissimo nei servizi. Il nostro Paese si trova in un guado molto più rischioso di altri che avevano investito e anche in parte riorientato il proprio welfare in tempi più facili. Il problema è se la nostra e nuova governance politica e anche sindacale è in grado di capire che occorre rischiare, aldilà delle esigenze elettorali, per mettere a punto un welfare meno frammentato, più universalistico ma anche più adeguato alle sfide attuali”.
I nuovi modelli di welfare dovranno tenere conto di tutte le persone e di nuove modalità di partecipazione all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese…..