Intervento sul tema della Città metropolitana di Firenze scritto dal professor Andrea Simoncini, docente di Diritto costituzionale all’Università di Firenze, pubblicato sul Corriere Fiorentino giovedì 16 ottobre 2014
“Da ieri 42 Comuni – quasi un milione e mezzo di abitanti – su temi come governo del territorio, sviluppo economico, semplificazione, infrastrutture parlano con una voce sola. Un’area dalle potenzialità economiche elevatissime: più di metà della forza lavoro della Toscana, con un indice di disoccupazione al 7%, contro il 40% di altre città metropolitane; un territorio che negli ultimi sei mesi ha prodotto un saldo attivo nella forza lavoro, per cui i lavoratori che hanno trovato lavoro sono più di quelli che l’hanno perso. I numeri per una grande scommessa, dunque, ci sono, ma occorre chiarezza di metodo e il sindaco Nardella ne è sembrato consapevole.
Primo: no alle duplicazioni. La Città metropolitana ha un senso se toglie un peso istituzionale e non se lo aggrava. La strada, quindi, è la razionalizzazione delle funzioni di area vasta per rendere più semplice la vita a cittadini e imprese. Sostituire il timbro «Provincia» con quello «Città Metropolitana» sarebbe ridicolo e dannoso. Secondo: scommettere sul capitale umano. La forza straordinaria di una città è quella di consentire le relazioni che favoriscono lo sviluppo dell’uomo, della sua cultura e della sua creatività economica.
Tutto – metropoli compresa – dev’essere al servizio di quest’attitudine, facilitando connessione e dialogo. C’è, però, un terzo fattore, visto che parliamo di Firenze: la storia. Oggi la storia sembra una condanna per questa città, intimorita dal confronto con un passato troppo illustre. Ma la storia di Firenze – che è fatta di arte e cultura – è innanzitutto una storia «cittadina». Le città nascono al tempo di Dante e Firenze a lungo ne ha rappresentato il prototipo. C’è, quindi, qualcosa nel Dna di Firenze che la spinge a giocare un ruolo decisivo quando si parla di «città» e questo un sindaco come Giorgio La Pira l’aveva intuito già negli anni della ricostruzione.
Dunque, se le Città metropolitane sono il futuro dell’innovazione istituzionale, Firenze
può essere il laboratorio dove questo futuro viene immaginato. E chissà se, come nel calcio,
il fatto che non parta con i favori del pronostico alla fine non porti bene?”
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