“La recente riforma del lavoro deve tener conto della situazione di perdurante crisi economica. Occorre pensare sia a favorire l’occupazione giovanile, sia alla ricollocazione dei lavoratori ‘anziani’ che hanno perso il lavoro. Al riguardo, ad esempio, si potrebbe pensare a forme di pensionamento flessibile, dove il lavoratore, negli ultimi anni di carriera, possa avere una sorta orario ridotto in modo da consentire accanto a lui l’assunzione di un giovane”.
Lo afferma Marco Lai, responsabile dell’area giuridica del Centro studi nazionale Cisl, intervenuto stamani a Eunomia Master 2013, il corso di alta formazione politico – istituzionale organizzato dall’associazione Eunomia, che si tiene a Villa Morghen a Settignano (Firenze).
In cattedra per la lezione su “Mercato del lavoro”, oltre a Marco Lai, Emilio Reyneri, professore ordinario di Sociologia del lavoro all’Università di Milano Bicocca. A moderare l’incontro, Marzio Fatucchi, giornalista del Corriere Fiorentino.
A margine della lezione, Lai ha commentato così la riforma del lavoro dell’esecutivo uscente: “La riforma ha tentato, in maniera condivisibile, di restringere le maglie delle molte tipologie contrattuali riconducendole alle finalità originali”. La strada, tuttavia, è ancora lunga: “Occorre avere una visione complessiva del mercato del lavoro. In particolare, è da implementare il raccordo tra politiche “passive” (ammortizzatori sociali) e politiche “attive”, al fine di favorire l’offerta di nuovo lavoro e la ricollocazione dei lavoratori disoccupati. E’ su questi punti che è più urgente intervenire”.
Secondo il professor Reyneri, c’è un altro problema, tutto italiano: “Le politiche attive del lavoro sono state troppo decentrate, addirittura delegate alle Province. È una frantumazione che non esiste in altre realtà europee”.
Chiaro, quindi, il compito per il nuovo esecutivo: “Serve – prosegue il docente – una riforma dei servizi per l’impiego. Spero, senza spirito centralistico, che in futuro ci siano interventi più uniformi e di più alta qualità. In certe regioni i servizi sono ottimi, ma in altre il dato è scadentissimo. Anche da provincia a provincia ci sono forti differenze”.