Una lezione sull’euroscetticismo, sul futuro dell’Europa unita e della moneta unica. Ne sono stati protagonisti Marco Rizzo, segretario del Partito Comunista, e il professor Pierangelo Isernia, direttore del Dipartimento di Scienze sociali, politiche e cognitive all’Università di Siena, coordinati dal presidente del Comitato scientifico Leonardo Morlino.
“Il treno dell’Italia – dice Rizzo – ha una direzione e una velocità, agli elettori italiani è consentito verniciarlo di giallo, rosso o verde e di sceglierne il manovratore, che può essere Renzi, o Grillo o Berlusconi”.
Ma in realtà, secondo Rizzo, “la velocità e la direzione del treno la decidono la Troika, il Fondo Monetario Internazionale, la Banca Centrale Europea, l’Unione Europea. Entità peraltro mai votate da nessuno che nonostante ciò determinano il destino del nostro Paese”.
“È chiaro – conclude il leader del Partito Comunista – che bisognerebbe far deragliare questo treno”.
Rizzo spiega poi in maniera più dettagliata la sua posizione euroscettica. “Lo dico da ex europarlamentare: l’Europa dei popoli non esiste. Esiste solo quella dei mercati, del grande capitale, della grande finanza e per questo sono contro l’Ue punto e basta”.
Di parere diverso il professor Isernia. “L’euroscetticismo? In Italia – dice – è sopravvalutato. Il numero di coloro che sono pronti a lasciare la Ue, come moneta unica e come istituzione, è ancora irrisorio: si aggira tra un decimo e un ottavo della popolazione italiana”. Secondo Isernia, però, “è vero che gli argomenti euroscettici fanno presa su tutti i cittadini. I governi nazionali tendono ad attribuire i problemi della globalizzazione, dell’immigrazione e della crisi economica non alle loro mancanze ma a processi più ampi in parte legati all’integrazione europea”.
Tuttavia, “i voti che i partiti euroscettici potranno intercettare alle prossime elezioni di maggio non significano automaticamente una critica distruttiva dei processi di unificazione europea. Ma non possiamo fare finta che vada tutto bene. I partiti europeisti sia di centrosinistra che di centrodestra devono cominciare a fare sul serio e a dibattere in maniera profonda delle cause della crisi per trovare il modo in cui uscirne”.